La pittura di Tullio Vietri (1927-2016) si è ispirata alla storia sociale e politica contemporanea, documentandone per cinquant’anni i processi e le dinamiche di trasformazione. Opitergino di nascita e bolognese di adozione, Vietri ha esordito negli anni Quaranta, divenendo protagonista di fama nazionale nel periodo 1960-75. La sua figurazione, sostenuta da un collaudato magistero tecnico e da una solida consapevolezza intellettuale, attenta alla tradizione ereditata come all’avanguardismo novecentesco, è riconducibile alla tendenza realista della pittura moderna. Convinto della valenza comunicativa dell’arte, ma preoccupato del destino del mondo occidentale, nel corso degli anni la sua iconografia è divenuta più drammatica, adottando colori ottenebrati, forme sfocate, segni infranti: la sua ultima produzione ha infatti evidenziato scenari estremi e sempre più destrutturati, per esprimere la crisi del villaggio globale e la perdita di prospettive sociali e civili. L’articolata e peculiare ricerca estetica di Vietri, conclusasi nel 2016, merita quindi una ricapitolazione complessiva e una riflessione finale. Lo scritto dedicatogli come Pittore e intellettuale, testimone del secondo Novecento, prova a delineare il profilo di un artista civilmente impegnato che, attraverso il linguaggio figurato, ha saputo documentare, analizzare e criticare la complessità storica contemporanea, spinto da un sincero intento umanistico e da un appassionato anelito filantropico.
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